MAESTRO NELL’ARTE DI PENSARE. Tommaso d’Aquino

Certamente rimasi stupito nel vedere l’urna delle ceneri esposta nella Chiesa Des Jacobins di Toulouse in Francia, sulle rive della Garonna. Il personaggio campeggia nel Medioevo, dove, a Parigi o a Roma, la lingua ufficiale era il latino, e il pensiero quello della Chiesa … era nato a Roccasecca dai Conti d’Aquino tra il 1223-24 e morì in viaggio verso il Concilio di Lyon, a Fossanova nel 1274. I monaci che lo ospitarono, inconsapevoli della sua morte imminente, gli chiesero un commento al Cantico dei Cantici come, gli dissero, già fece san Bernardo. Tomaso declinò l’invito dicendo semplicemente di non essere san Bernardo. Qui morÌ appena cinquantenne considerato dal primo biografo, Guglielmo da Tocco, pensatore nuovo e soprattutto santo. La sua urna a Tolosa si spiega per la presenza in terra di Francia di una grossa comunità di domenicani, Ordine Religioso al quale apparteneva, nonostante l’opposizione dei parenti, che lo sognavano benedettino e abate di Montecassino. L’importanza del suo pensiero e della sua opera, l’uso spesso strumentale della suo opera, accrebbero il numero di aneddotti che un pò forse lo allontanano da quel sano realismo, dalla caratteristica concretezza del suo pensiero, sconosciuta agli intellettuali moderni. Concretezza e lealtà verso il mondo e verso Dio che richiede una coraggiosa trasparenza con se stessi: La conoscenza di sé, fondamento dell’etica e del ragionamento vero, fiorisce nella coscienza di essere nella verità: è certamente questa la moneta speculativa coniata da questo fabbro instancabile della parola pensata, nella quale il contenuto prevale sul linguaggio, un latino scabro il suo, che cerca sintonie profonde e la capacità di cogliere in formule semplici la densità complessa del reale. Il solo corrispettivo degno della sua opera è forse Dante Alighieri, che aggiunge alla precisione definitoria la fantasia poetica. Insieme si avvicinano, i due geni, come aquile, alla luce del LOGOS, dove Bellezza e Verità coincidono. Fu dunque Tomaso umile osservatore e narratore implacabile del mondo visibile e di quello invisibile, senza salti, frenesie, capovolgimento di prospettive, smascheramenti, oblii… un pensatore solido, dunque. Non aveva, contrariamente ai cultori della materia, e delle materie, ambizioni di carriera, dipendenze dottorali, non proveniva dalla spossante palestra della carriera universitaria, per la quale i pochi che ci arrivano si domandano alla fine…e adesso? Soprattutto non era stupidamente ateo; fondatore con Aristotele dello spessore ontologico della laicità, sapeva che la laicità senza Dio non è neppure pensabile. Conscio del Peccato e ammirato dalla Grazia, egli lascia che la Natura, costantemente creata da Dio, mantenga la sua dignità e il suo spessore ; per questo non chiedeva consigli alla psicologa, e non riusciva a pensare niente di Assoluto se non Dio stesso, considerando la fede dono sponsale e mistico del Dio vivente, trovava che il primo atto umano di giustizia fosse l’adorazione del Dio vivente in Gesù Cristo; nell’Uffico Eucaristico del Corpus Domini toccò decisamente la dimensione della poesia… In un medioevo che conosceva ovunque il risveglio dell’intelligenza, e lo sviluppo della cultura scritta, conservata per secoli dai monaci, fece opera di discernimento a modo suo, diciamo oggi, accogliendo pazientemente le verità sparse nel pensiero antico allora conosciuto, nella cultura ebraica e araba, nelle diverse interpretazioni di Platone ed Aristotele. Di quest’ultimo prese e trasformò il vocabolario, alla luce del principio della Creazione e del primato del Logos fatto Carne. Fine conoscitore di Agostino e dei Padri, cultore della mistica apofatica di Dionigi l’Areopagita e del DE CAUSIS, Tomaso, come tutti i magister medioevali, proveniva da un lungo esercizio, il costante tirocinio del commento della Sacra Scrittura… laddove la realtà smentisce il testo, solo nell’Antico Testamento, Tomaso propone la lettura allegorica… già praticata all’interno della Scrittura. I medioevali non hanno bevuto tutto l’oceano, ma nemmeno si sono dissetati alle bottigliette di acqua minerale dei contemporanei, figli di alcuni dogmi dettati, non sempre volutamente, da Kant e da Hegel, da Nietzsche e da Heidegger, da Foucault e da Deridda, da Marx o da Freud. Cui mancò lo sguardo sincero, quello che va fino in fondo, e dunque non disdegna di interrogarsi sulle origini. Mentre tutti si disperano agitandosi nel liquido, qualcuno oggi sta pensando ad un nuovo balzo in avanti del Logos. E dunque non chiediamo a Tomaso un trattato sulla scienza moderna, sull’antropologia scientifica e culturale, sulla donna in particolare, sulla generazione, … chiediamo come lui il coraggio e la pazienza di credere e di pensare, la ragione umile ma reale, e la fede come dono di Dio per gli uomini di ieri, di oggi e di sempre. marioneva